Conseguenza inevitabile della diffusione dei valori bollati furono anche i primi casi di falsificazione verificatisi poco dopo l'introduzione del primo francobollo.

Oltre alla falsificazione, vennero escogitate varie contraffazioni di francobolli veri, ad esempio vennero effettuate modifiche cromatiche o manipolazioni delle cifre ad imitazione di francobolli con valori più alti.

Altra forma di falsificazione fu il reimpiego di francobolli usati resi come nuovi in seguito al lavaggio chimico dell'annullo.

Inizialmente la falsificazione aveva lo scopo di frodare la posta: i falsi avevano un costo inferiore ai francobolli veri.

I francobolli falsi o contraffatti che eludono i controlli delle autorità postali riuscendo a compiere un intero ciclo di riutilizzo vengono chiamati "Falsi per posta".

Con lo sviluppo della filatelia iniziarono le falsificazioni allo scopo di frodare i collezionisti.

Per ovviare a questi inconvenienti le autorità postali introdussero presto sistemi anti-contraffazione.

Se fin dalla prima emissione inglese - su indicazione di Rowland Hill - i francobolli erano dotati di filigrana, in seguito vennero ad aggiungersi ulteriori tecniche quali l'utilizzo di carta colorata, di carta bianca con fili di seta colorata (ad es. in Baviera, Württemberg e Svizzera) e di strisce laccate (volte a impedire la rimozione del timbro postale).